Allarme antisemitismo in Italia. «Casi aumentati del 200% nell’ultimo anno»

Di Leone Grotti
05 Ottobre 2024
Dagli insulti online alle minacce fisiche, dalle manifestazioni proPal sempre più violente alle accuse del mondo woke e Lgbt, gli ebrei non si sentono più al sicuro in Italia. «Dal 7 ottobre è cambiato il mondo», rivela a Tempi Betti Guetta, responsabile dell'Osservatorio sull'antisemitismo del Cdec
Liliana Segre additata come
Liliana Segre additata come "agente sionista" durante una manifestazione pro Palestina a Milano (Ansa)

Il volto di Liliana Segre stampato su un cartello e fatto sfilare per le vie di Milano con la dicitura “agente sionista”, come se fosse l’effigie di un eretico da portare al rogo o quella di un nemico del popolo da abbattere, è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso dell’antisemitismo in Italia.

La curva degli insulti e delle minacce agli ebrei nel nostro paese, infatti, «aveva già iniziato a crescere l’anno scorso», rivela a Tempi Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio sull’antisemitismo della Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec). «Ma a partire dal 7 ottobre dell’anno scorso è cambiato il mondo. Da allora e nell’ultimo anno abbiamo registrato un’impennata di casi impressionante».

L’aumento dei casi di antisemitismo

La data è quella che ha segnato un punto di non ritorno in tutto il Medio Oriente: un anno fa i terroristi di Hamas sono entrati da Gaza in Israele, sorprendendo l’esercito, trucidando circa 1.200 persone e sequestrandone 251. I filmati degli omicidi efferati, le testimonianze delle donne stuprate e seviziate hanno sconvolto il mondo intero, dando il via all’invasione di Gaza da parte di Israele e a quello che potrebbe rivelarsi lo scontro definitivo tra lo Stato ebraico e l’Iran.

Da quel giorno tutto è cambiato, anche sul fronte dell’antisemitismo in Italia. «L’aumento dei casi, per non parlare delle segnalazioni, è stato impressionante», spiega a Tempi Stefano Gatti, ricercatore del Cdec. «Siamo passati da una media di 30 casi al mese a una di 90». Si tratta di una crescita del 200 per cento.

E anche se l’Italia non ha certo raggiunto il livello di «antisemitismo omicida» che si registra in Francia, Inghilterra o Belgio, la situazione è quanto meno inquietante.

«Uccidere gli ebrei non è reato»

Nell’ultimo anno l’antisemitismo in Italia ha assunto molte facce. Ci sono i graffiti, una lunga litania di minacce e insulti che riempiono i muri delle città italiane: “Ebrei=Merda” e “Ebrei=SS” (Paestum), “Morte agli ebrei” (Mozambano), “Ebrei nei forni” (Perugia), “Via gli ebrei dall’Italia” (Roma), “Uccidere gli ebrei non è reato” (Alice Bel Colle).

Non mancano i casi di vandalismo, attraverso i quali si cerca di intimidire le comunità: il portone d’ingresso del museo ebraico ricoperto di vernice rossa (Cagliari), le pietre d’inciampo alla memoria di ebrei deportati ad Auschwitz deturpate (Firenze e Roma), il monumento dedicato agli internati dal nazifascismo ricoperto di bandierine naziste (Pescantina), l’ulivo piantato in onore di coloro che salvarono ebrei dalle deportazioni distrutto (Tora e Piccilli), la vetrata espositiva contenente la Torah presa a sprangate (Genova).

«Siamo alla caccia all’ebreo»

Ci sono poi i deliri su internet e sui social di personaggi come Gabriele Rubini, in arte chef Rubio, che un giorno sì e l’altro pure pubblica frasi di questo tenore: «Se c’è qualcuno che non dorme la notte ed è in grado di selezionare dei muri dove sa che all’interno di quelle case abitano degli agenti sionisti: 3,80 euro di bomboletta e comincia a scrivere». Il presidente della comunità ebraica di Milano, Walker Meghnagi, ha commentato le sue parole: «Siamo alla caccia all’ebreo».

Infine, sono sempre più frequenti i casi gravissimi delle minacce e delle aggressioni fisiche: le donne di 58 e 86 anni che sono state costrette a trasferirsi a Milano perché continuamente apostrofate come «sporche ebree» dai vicini (Roma), il rabbino Ariel Haddad aggredito per strada insieme alla figlia di 11 anni al grido di «ebreo di merda» (Trieste), il docente dell’università che si è visto incidere una Stella di David sulla porta dell’ufficio (Firenze), il liceale bullizzato dai compagni («vuole un colpo di kalashnikov nell’arteria») che è costretto a cambiare scuola (Como), il cliente di un ristorante insultato dai dipendenti con le parole: «Sporco ebreo, ti sgozzo» (Roma), il rabbino inseguito da un uomo armato di cacciavite: «Vai via sporco sionista di merda o ti apro» (Genova), il professionista che aveva appeso la mezuzah sulla porta del suo istituto e che un giorno l’ha trovata sostituita da un coltello (Milano), la studentessa ebrea italo-israeliana spintonata e minacciata dai compagni di scuola: «Ti buttiamo dalla finestra» (Firenze).

L’antisemitismo non è più solo online

«Prima del 7 ottobre l’antisemitismo in Italia era confinato soprattutto al regno del web e dei social media», commenta la responsabile dell’Osservatorio sull’antisemitismo del Cdec, Betti Guetta. «Nell’ultimo anno, invece, siamo passati a episodi fisici e agli attacchi personali».

Cambiano gli episodi che innescano l’odio, come la guerra di Israele a Gaza con il suo altissimo numero di vittime tra i palestinesi, non cambiano però gli argomenti: «Le accuse che si rivolgono agli ebrei sono sempre le stesse. Ogni catastrofe può essere attribuita alla loro azione: dalla pandemia alla crisi economica».

Manifestazione Lgbt a favore della Palestina e contro Israele a Riga, in Lettonia
Manifestazione Lgbt a favore della Palestina e contro Israele a Riga, in Lettonia (Ansa)

La galassia woke tifa Hamas

L’antisemitismo si è diffuso anche all’interno di movimenti che si fregiano di battersi per la difesa dei diritti umani, come quello woke, femminista e Lgbt. «L’ideologia woke vede l’ebreo o il sionista, ormai è la stessa cosa, come l’epitome dell’Occidente razzista e prevaricatore», analizza uno dei ricercatori del Cdec, Gatti. «Parliamo di gruppi laici, in teoria, che però dimostrano di avere una visione manichea e teologica. Tutto ciò che è Occidente è male, il suo contrario invece è bene. Per questo alle manifestazioni a favore della Palestina si utilizza il linguaggio dell’islam radicale».

Anche le femministe hanno abbracciato la causa di Hamas, prosegue Gatti: «I gruppi femministi più estremisti hanno sposato le posizioni antisioniste, rifiutandosi ad esempio di riconoscere le violenze carnali subite dalle donne israeliane da parte dei terroristi e mettendo in giro notizie false su presunte sevizie ad Haifa dell’esercito israeliano».

Nell’antisemitismo è scivolato perfino il movimento Lgbt: «Quest’anno ai gay pride si sono visti i gruppi “Queer for Palestine”. Forse questa gente non sa che gli omosessuali palestinesi scappano da Hamas e si rifugiano in Israele».

Più sicurezza, più autocensura

La crescita dei casi di antisemitismo nell’ultimo anno ha avuto conseguenze precise in Italia. Da un lato, lo Stato ha dovuto aumentare le misure di sicurezza davanti a scuole e sinagoghe, come dimostrano le pattuglie di carabinieri che di fronte al Memoriale della Shoah di Milano si sono aggiunte al consueto presidio dell’esercito.

Dall’altro i membri della comunità ebraica hanno preso le loro precauzioni. «Chi portava la Stella di David oggi non lo fa più», continua Guetta. «Le mezuzah vengono tolte dagli stipiti delle porte. Nessuno esibisce più il suo ebraismo: ci si autocensura».

Addirittura, racconta, il bollettino della comunità ebraica che tutti i membri ricevono a casa ora arriva coperto da un foglio bianco. «Così l’identità ebraica dei condomini può rimanere nascosta. Questa è una pratica normale in paesi come la Francia, ma non era mai accaduto in Italia».

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I proPal cedono all’islam radicale

I ricercatori dell’Osservatorio sull’antisemitismo del Cdec notano anche che le manifestazioni proPal si sono fatte nel tempo sempre più violente, con un ampio utilizzo di parole d’ordine dell’islam radicale. Lo slogan “From the river to the sea, Palestine will be free” è l’esempio più eclatante: «Tra il Giordano e il Mediterraneo ci sarebbe lo stato di Israele», ricorda Gatti. «Questo è un grido che inneggia alla distruzione di Israele e alla morte degli ebrei».

In molti casi i manifestanti sono stati agevolati «dal sostegno acritico delle amministrazioni comunali, come quelle guidate dal Pd di Beppe Sala e Matteo Lepore a Milano e Bologna». Nel capoluogo meneghino, dove il consigliere democratico Daniele Nahum ha annunciato l’addio al partito di Elly Schlein «per le troppe ambiguità sulla politica estera», all’indomani del 7 ottobre è stata un’impresa fare esporre la bandiera di Israele a Palazzo Marino. Sala accettò solo a patto che fosse accompagnata dalla bandiera della pace.

A Roma si “festeggia” il 7 ottobre

A pochi giorni dal primo anniversario dei massacri del 7 ottobre, le forze dell’ordine in Italia sono all’erta. La Questura di Roma ha vietato per motivi di ordine pubblico la manifestazione annunciata da Udap e Comunità palestinese d’Italia per festeggiare «l’inizio della rivoluzione palestinese».

Nonostante il divieto, 30 mila persone sono attese oggi nella capitale. «Tanti ebrei hanno iniziato a dire: “Siamo come nel 1938″», commenta Betti Guetta. «L’aumento esponenziale dei casi di antisemitismo fa pensare che tutto sia possibile. Io non so cosa accadrà, ma sono certa che siamo davanti a un imbarbarimento della civiltà, a una trascuratezza della memoria che lascerà tracce indelebili».

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